Sindrome della gamba corta2019-09-26T10:14:25+00:00

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Sindrome della gamba corta

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La sindrome della gamba più corta

Molti soggetti osservandosi davanti allo specchio, notano un dislivello del bacino cioè vedono che un anca risulta più alta dell’altra o una spalla più bassa, spesso hanno anche una sensazione di sbilanciamento, ossia di caricare il loro peso più su una gamba e di sentirsi proprio come se avessero una gamba più corta dell’altra.
In realtà la sindrome della gamba più corta non esiste, perché gli arti inferiori hanno sempre la stessa lunghezza (ad eccezioni di fratture o cause congenite).
Il fatto che una gamba risulti più corta è causato da un emibacino, nella maggior parte dei casi quello destro, che va in nutazione sul piano sagittale. Essendo l’acetabolo decentrato rispetto al sacro, costringe verso l’alto il trocantere inducendo il corpo ad una dismetria generale in molte articolazioni. Per questo motivo tutta la muscolatura, dal bacino al tronco e dal bacino alle gambe ed una parte della colonna, partendo dai quadrati dei lombi ai lunghi del dorso a catena fino al
cranio, lavorano sotto stress.
Questi muscoli non si rilassano mai neanche a riposo. I paravertebrali sono costantemente contratti. Quando un muscolo non si rilassa mai a causa di una contrattura costante si fibrotizza, si atrofizza, i muscoli non si liberano dell’acido lattico e non hanno più ossigenazione. In queste condizioni nel tempo durante un qualsiasi e banale movimento avviene il cosiddetto blocco, interessando principalmente i quadrati dei lombi e in altri casi altri settori della colonna vertebrale.
Questo scatena a nostro parere, il cosiddetto colpo della strega.
Alcuni soggetti sono colpiti dalla strega ma tutti o quasi hanno la stessa sintomatologia dolorosa.
In quell’attimo quando le catene muscolari sono in sovratensione tutta la colonna vertebrale va in crisi, blocca la persona dai piedi alla testa con dolori lancinanti anche solo per respirare e parlare al punto, in alcuni casi, di esigere un ricovero di urgenza al pronto soccorso. Dove poco possono fare se non somministrare flebo e antidolorifici ed aspettare giorni per affievolire il dolore, ma la causa permane.
Il Metodo Bognetti agisce, anche in fase acuta, allineando i due emibacini al fine di scaricare le forti tensioni che il disallineamento ha causato per tanto tempo, forse per anni.
Eliminata la causa si dovrà restituire la lunghezza a quelle catene muscolari al fine di riallineare le vertebre che hanno subito piccoli spostamenti sui tre piani. Si andrà ad agire metodicamente, aiutati da una respirazione diaframmatica e delle manovre, al fine di restituire la normale funzionalità a tutta la colonna  vertebrale. Subito dopo l’allineamento le forti tensioni muscolari riacquistano, sia al tatto che visivamente la loro normale lunghezza ed elasticità. Per un muscolo è importante conservare la propria capacità di contrazione, ma soprattuto quella di decontrarsi (concentrazione eccentrica), cioè di ripristinare la sua lunghezza fisiologica.
Dopo il trattamento si osserverà che la lunghezza degli arti inferiori risulterà identica l’una dall’altra.

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